3 regole per superare la fine di una relazione
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La fine di una relazione amorosa può essere una delle esperienze più dolorose per l’animo umano. In molti casi è un vero e proprio trauma, le cui cicatrici possono essere così profonde da portare a cambiamenti psichici e fisiologici in chi lo vive. E, salvo il caso di pochi fortunati cui la sorte concede il dono di crescere insieme alla propria metà e averla accanto fino all’ultimo, si tratta di un avvenimento pressoché inevitabile almeno una volta nella vita.
Rimettersi in piedi è un viaggio complesso, la cui durata può variare da persona a persona. Vivere il dolore e processarlo in maniera funzionale è fondamentale nel processo di guarigione: i rischi che si corrono altrimenti sono compromettere il proprio benessere mentale e trascinare gli strascichi del trauma nelle relazioni successive.
Lo scopo di questa guida è fornire supporto, sotto forma di consigli il più possibile universali, a chi sta vivendo la sofferenza della separazione ed è in cerca di un modo per lasciar andare il passato e rimettersi in piedi. Cominceremo con l’analizzare l’aspetto scientifico, seppur non meno umano, della separazione, per poi focalizzarci in maniera approfondita su una strategia in più passi per l’elaborazione della perdita. Un viaggio di consapevolezza che, a partire dall’esperienza del dolore, condurrà il lettore verso una presa di coscienza, un atto di gentilezza e perdono da dedicare a se stessi prima ancora che all’altra persona.
GENERE
Psicologia
PUBBLICATO
2023-11-15
LINGUA
Italiano
PAGINE
58 pag.
Formato Libro
(eBook) .epub
DIMENSIONE
0,9 MB
Estratto primo capitolo
1.1. La fine di un amore è dolore fisico, ecco come gestirlo
“È meglio aver amato e aver perduto che non aver mai conosciuto l’amore”. Già vedo il povero Tennyson rimpiangere dall’aldilà le sue scelte terrene ogniqualvolta questo suo aforisma — tra le altre cose non correttamente riportato — viene utilizzato come frase motivazionale allo scopo di aiutare chi sta attraversando una separazione a pensare positivo.
Al di là della genuinità di intenti con la quale certe perle di smemorandiana memoria vengono sistematicamente riesumate in determinati contesti, questa positività sempre più tossica che ci viene imboccata a ogni occasione non tiene conto di quanto concedersi al dolore sia, purtroppo, in alcuni casi necessario.
Punti di vista del genere sono raramente utili in un momento di vulnerabilità, come quello che si vive quando si ha il cuore spezzato.
Perché, molto prima di giungere alla consapevolezza di chi ha saputo trarre dalla sofferenza i più preziosi insegnamenti, è necessario attraversare l’inferno del rifiuto, del senso di abbandono e di uno sfibrante interrogatorio interiore destinato a non trovare risposte.
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