Essere madri senza soffrire
€15.00
Ogni giorno una madre si sveglia e sa che dovrà ingoiare tutto il suo dolore. Perché? Semplicemente perché è una madre. La sofferenza femminile, anche quella più profonda viene beffata, ignorata, sminuita e in alcuni casi anche presa di mira. In una società in cui essere madre significa dover patire a bocca chiusa la pena, il malessere e la difficoltà che questo ruolo comporta, cosa accadrebbe se ogni mamma desse vita a movimenti di solidarietà femminile in cui lo slogan fosse: “Essere madri non significa per forza dover soffrire?”.
Il libro ripercorre per intero le fasi di vita di ogni donna dove il dolore rappresenta una costante fissa e apparentemente indelebile. Sviscera la sofferenza materna in ogni sua forma e la mette alla mercé di un mondo prepotente e maschilista, in cui conta solo raccontare le gesta eroiche di una madre. Affronta, dilata e attraversa i momenti che precedono e seguono il parto. Offre ad ogni gestante e, più in generale ad ogni donna, una visione pulita e disinfettata della gravidanza.
Inoltre, indaga da diversi punti di vista la violenza e gli abusi consumati prima e dopo il travaglio per sensibilizzare le donne su questo tema e mette a disposizione non solo le numerose e strazianti esperienze di chi si è ritrovata in prima battuta a dover fare i conti con la violenza ostetrica, ma regala anche un vademecum normativo sulle corrette procedure di trattamento da seguire in sala parto. Si concentra, infine, sul Me Too delle mamme italiane per sottolineare quanto sia diffuso il fenomeno della violenza ostetrica e quanto sia necessario far conoscere la verità rispetto agli abusi verbali e fisici commessi dagli operatori sanitari sulle gestanti. Questo libro rappresenta quindi un manifesto di emancipazione materna che restituisce ad ogni mamma la giustizia di cui ha bisogno.
GENERE
Psicologia
PUBBLICATO
2023-12-31
LINGUA
Italiano
PAGINE
69 pag.
Formato Libro
(eBook) .epub
DIMENSIONE
1,9 MB
Estratto primo capitolo
1.1 L’accettazione della sofferenza
Fin dalla notte dei tempi, le madri hanno dovuto soffrire in silenzio. Chiuse in un retaggio antico e angusto, schiacciate dalla pressione delle aspettative del mondo, hanno accettato completamente il dolore e con esso anche l’impossibilità di esprimere pensieri a riguardo. Soffrire per una madre è normale.
Polemiche, lamentele e rimostranze di ogni tipo, per quanto possano essere attendibili e giuste, vengono sbriciolate da un costrutto incancrenito che mira a depotenziare la sofferenza femminile. Non c’è spazio per il dolore delle donne. Ogni reclamo viene considerato come una lagna e percepito invece come minaccia da parte di una società che da sempre argina il ruolo materno.
Rivoluzioni, proteste e manifestazioni del passato non sono riuscite minimamente a scalfire la durezza di un concetto tanto latente quanto manifesto che a volte inganna le donne stesse. Il lascito testamentario, ereditato dalle nostre nonne, ha elargito una sola certezza: solo soffrendo in silenzio, trasmettiamo alla società il nostro essere donne. Da quando siamo piccole, ci è stato tramandato l’obbligo di silenziare il nostro dolore.
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