L’impostore non sei tu
€15.00
“Dentro di me c’è quella voce interiore che tende a farmi fallire”. Agnese si appassiona al teatro all’età di 18 anni, quando va a vedere per la prima volta una rappresentazione de La Tempesta di Shakespeare. Per lei è sempre stata la sua cura al dolore, quell’amico che l’ha consolata dopo la perdita di sua madre.
Agnese ha sempre la parte da protagonista, sebbene non si senta mai all’altezza per questo ruolo. E la sua paura più grande sono gli applausi, perché pensa di non meritarli. Non si tratta di ansia da palcoscenico, ma soffre di una sindrome ben precisa, la sindrome dell’impostore. Ogni volta va in scena con la maschera dell’imbrogliona, e si chiede perché improvvisamente si trova in Aula Magna a tenere un corso di teatro, la cui rappresentazione sarà proprio l’opera di Shakespeare. È stata solo fortuna?
Ma scoprirà insieme ai suoi ragazzi, in particolare a Michele, Federica, Angelo e Flaminia cos’è La Tempesta e come affrontarla. Prova dopo prova, li aiuta a superare le loro paure e gli darà insegnamenti non solo per recitare. Non rendendosi conto che anche loro hanno qualcosa da insegnare a lei e la spingono, inconsciamente, a lottare per uno dei suoi più inarrivabili sogni. Un evento improvviso poco prima della rappresentazione rischia di vanificare tutto il suo lavoro, ma lo spettacolo prenderà inaspettatamente una straordinaria direzione. Riuscirà Agnese a superare la sua sindrome dell’impostore e a rimanere sul palco a prendersi meritatamente gli applausi?
GENERE
Psicologia
PUBBLICATO
2023-12-31
LINGUA
Italiano
PAGINE
71 pag.
Formato Libro
(eBook) .epub
DIMENSIONE
1 MB
Estratto primo capitolo
1.1 Anche Albert Einstein si sentiva “impostore”
«Riproviamo. E non vi preoccupate se non ricordate una battuta». Gregorio, prestigioso insegnante di teatro, aveva preso il copione dell’opera di Goldoni, La Pamela, che i suoi allievi dovevano portare in scena, rivolgendosi poi ad Agnese: «Riprendiamo dal secondo atto, dalla scena V».
La protagonista si stava sistemando l’abito sul palco prima di riprendere a recitare, ripetendo le battute a mente, a ciclo continuo. Tutti gli altri, invece, erano seduti in platea, chi sul primo, secondo o terzo scalino antistante alla prima fila, alcuni sbuffavano e continuavano a guardare in continuazione l’ora. Gregorio sapeva essere molto persuasivo, ma talvolta anche molto, molto pignolo: «Un ultimo quarto d’ora ragazzi e poi andiamo tutti a casa. Resistete». Agnese aveva controllato l’orologio. Erano le 18:36, ma quando recitava il tempo le sfuggiva via tra le mani, e voleva sempre provare, provare, provare.
Appena rientrava nel suo appartamento, la coinquilina, Magda, si accorgeva del suo ritorno. E non perché sentiva le chiavi girare nella serratura — Agnese aveva un tocco leggerissimo, quasi impercettibile, ingannando, non si sa come, il rumore del metallo —, ma perché si fermava davanti allo specchio posto subito a sinistra rispetto alla porta di entrata e ripeteva qualsiasi battuta le venisse in mente. Qualsiasi. Anche quelle degli altri.
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